venerdì 14 novembre 2008

A proposito di animali imbalsamati e di chi non la pensa come noi.

TRENTINO
12 NOVEMBRE 2008

In mostra al Museo gli animali impagliati

RIVA (TN). Forse solo qualche vecchio cacciatore, a nominargli il porciglione riuscirebbe ad associarvi l’immagine d’un volatile frequentatore di canneti e zone umide, una volta abbastanza frequente lungo le sponde del Garda. Domani sera, in sala conferenze della Rocca, il pennuto verrà presentato assieme ai 163 colleghi, tutti impagliati, che costituiscono parte del patrimonio faunistico del museo civico, frutto di donazioni di cittadini rivani, restaurato e ricatalogato dalla cooperativa Albatros per poter essere rimesso in mostra, anche per gli studiosi. Nel vecchio museo degli anni Cinquanta la sezione naturalistica rappresentava un momento importante del percorso espositivo, con una lunga parata di animali impagliati provenienti da donazioni. L’abitudine di donare al Museo dei pezzi ritenuti importanti per le collezioni, continuò fino al 1965, tanto che si giunse al considerevole numero di 164 pezzi. Ora Claudio Torboli, della cooperativa Albatros di Trento, ha appena terminato un intervento nato dalla necessità di garantire un’adeguata manutenzione degli animali, sottoposti all’aggressione di agenti batterici; inoltre si è voluta realizzare un’operazione di catalogazione scientifica, per dare ulteriore precisione alla documentazione alla luce delle più recenti revisioni tassonomiche. L’accesso alla collezione è offerto anche agli studiosi, che potranno consultare via web il catalogo degli animali. A fine lavoro, il risultato che emerge è di estremo interesse. Da un lato la collezione rispecchia una sensibilità culturale lontana dall’attuale. Gli animali nelle loro pose propongono l’idea di un museo naturalistico come una «wunderkammer», una «stanza delle meraviglie», com’era nella maggior parte delle collezioni dell’arco alpino, dove il visitatore era invitato a cogliere gli aspetti spettacolari dell’animale, quasi gli stereotipi associati ad esso. Oggi, con la nascita dei musei scientifici e soprattutto con una sensibilità diversa verso il mondo animale questa forma di collezionismo naturalistico avvicina forse meno il grande pubblico. Ma vi è un altro risultato di questa operazione. Gli animali conservati, soprattutto di volatili, restituiscono tracce certe di un territorio naturale ormai lontano, caratterizzato da un habitat tipicamente lacustre, con specie ormai rare come il voltolino e il porcigliorne e da ambienti umidi, canneti e fasce di vegetazione ripariale. Sicuramente, ne è sicuro indizio la collezione, l’Alto Garda si presentava con caratteristiche naturali diverse da quelle attuali che i mutamenti climatici e gli insediamenti antropici a ridosso delle rive del lago hanno eclissato.
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