sabato 29 novembre 2008

Mucche denutrite e cavalli feriti: maxi multa.

In Provincia di Torino succede questo:

L'allevatore dovrà pagare oltre 20 mila euro per i maltrattamenti inflitti agli animali, trovati dalle guardie della Lida (Lega Italiana per i Diritti degli Animali).

Questo è quello che dovrebbe succedere a quegli individui che maltrattano gli animali "da reddito". Maxi multa e sequestro degli animali che verranno curati e si provvederà ad una più adatta sistemazione in altre strutture.

Siamo già stati "spettatori" in passato di vicende simili in Provincia di Trento. Mai che un caso si sia risolto, secondo la legge, in questo modo. Tutto è passato in sordina fino a cadere nel dimenticatoio. Non nel nostro, ovviamente.

La legge non è uguale per tutti?

 

POIRINO (TO) - Cavalli feriti e mucche denutrite, stipati insieme in minuscole stalle. Domenica pomeriggio, seguendo le indicazioni di un?anonima segnalazione, le guardie zoofile della Lida di Torino hanno sequestrato una cascina ad Isolabella, una frazione di Poirino. All?interno del piccolo casolare i volontari hanno trovato 12 mucche in pessime condizioni di salute, abbandonate in una piccola stalla senza luce, cibo ed acqua. Ridotte a pelle ed ossa, erano legate al muro con una corta catena arrugginita che impediva loro qualsiasi movimento, anche solo sdraiarsi. 
Vicino al recinto dei bovini, c?era anche una coppia di cavalli: una giumenta denutrita ed un puledro con una gamba rotta in più punti e quindi immobilizzato al suolo. Una lesione che secondo i veterinari, subito accorsi dopo la chiamata dei volontari, probabilmente è stata provocata dal calcio di una mucca presente nella stalla confinante. Infine, non bisogna scordare il ritrovamento all?esterno del cascinale di 3 cani legati a una catena metallica lunga solo un paio di metri.Le guardie zoofile della Lida insieme ai carabinieri del paese, che sono dovuti intervenire a causa della resistenza del proprietario a far entrare i volontari nelle stalle, hanno avviato un procedimento penale nei confronti dell?allevatore, sanzionandolo per le violazioni per oltre 20.000 euro. E così, nella giornata di oggi gli operatori trasporteranno gli animali sequestrati in apposite strutture veterinarie in attesa di disposizioni del magistrato che ha preso in carico il procedimento a carico dell'allevatore.

giovedì 20 novembre 2008

lunedì 17 novembre 2008

Basta omertà tra i cacciatori! STOP a tutta la caccia quando c'è il bracconaggio.



TRENTINO
15 NOVEMBRE 2008

Rapaci impallinati, è emergenza

Chiara Girardi

TRENTO. L’aquila reale impallinata a Canale di Tenno non ce l’ha fatta. Trovata ferita il 7 novembre, è morta nel fine settimana nel Centro di Recupero Avifauna selvatica regionale a Trento. Abbiamo parlato con Sergio Merz, responsabile del Centro, dal 2007 in località San Rocco di Villazzano, per commentare la vicenda. Sono frequenti i rapaci impallinati da cacciatori? Sì. In questo periodo c’è una vera e propria emergenza. A volte invece si feriscono sbattendo da qualche parte ma spesso nel corso della radiografia si vede che sono stati anche impallinati. Come si soccorre un uccello ferito? Dipende dalla specie, ma in generale si devono mettere in una scatola con dei fori per l’aria. Non si deve assolutamente somministrare loro nulla, nessun tipo di cibo visto che non se ne conosce il problema. Il passo successivo è chiamare il Cras (0461 931481; cell. 3402491886; 3402424237, attivo dalle 08 alle 20 ogni giorno) oppure i forestali. Cosa si deve fare se si incontra un piccolo che vola male? Il 50% dei nidiacei andavano lasciati dov’erano. Siccome non sono ancora in grado di volare bene, sono alimentati a terra dai genitori. Devono essere raccolti solo se sono davvero in pericolo, ad esempio se sono su una strada. Dei rapaci notturni spesso siamo in grado di ritrovare i nidi e li riportiamo lì. Gli altri invece li dobbiamo allevare. Come vengono curati gli uccelli al Cras? Vengono subito portati dal veterinario che, dopo le radiografie, fa la diagnosi e prescrive la terapia. Gli animali vengono quindi portati al Centro di Recupero. In base alle menomazioni, alle ferite o alle fratture, somministriamo gli antibiotici e i medicinali prescritti o li teniamo in uno spazio ristretto se hanno fratture da consolidare. Dopo la permanenza, di durata variabile, nella stanza di degenza, è il momento della stanza di riabilitazione al volo. Qui i volatili restano una settimana nel tunnel di volo, di 24 metri di lunghezza e 3,5 di larghezza. E’ uno dei tunnel più grandi d’Italia ed è ideale per riabilitare anche aquile e rapaci. In quale percentuale e dove vengono liberati gli uccelli? Dei 400 uccelli che ospitiamo all’anno, il 45-50% viene liberato. Gli altri, soggetti non recuperati, sono utilizzati nelle attività didattiche. Alcuni invece muoiono o vengono soppressi tramite l’eutanasia. Le specie sedentarie vengono liberate nel luogo del ritrovamento, soprattutto nel periodo dell’accoppiamento perché potrebbero far parte di una coppia e lì vicino potrebbe esserci un nido e dei piccoli. Gli esemplari giovani invece possono essere liberati anche lontano dal luogo del ritrovamento. Organizzate laboratori didattici? Sì, momenti di educazione ambientale e di etologia ma non si vedono gli animali. Per vedere gli animali bisogna andare allo zoo! Noi prediligiamo il benessere degli animali e non li vogliamo stressare troppo. Per questo non facciamo molta pubblicità al Centro e non vogliamo riprese televisive, se non al momento della liberazione. Tornando all’aquila impallinata... C’è stato tanto clamore ma iniziative legislative zero. Non si può accettare che venga impallinato un esemplare di una specie protetta e non succeda nulla. Come Lipu proporremo di chiudere la caccia dove si verificano grandi episodi di bracconaggio. C’è una specie di omertà. I cacciatori sanno chi sono i responsabili e tacciono. Dovrebbero invece isolare queste mele marce.



venerdì 14 novembre 2008

A proposito di animali imbalsamati e di chi non la pensa come noi.

TRENTINO
12 NOVEMBRE 2008

In mostra al Museo gli animali impagliati

RIVA (TN). Forse solo qualche vecchio cacciatore, a nominargli il porciglione riuscirebbe ad associarvi l’immagine d’un volatile frequentatore di canneti e zone umide, una volta abbastanza frequente lungo le sponde del Garda. Domani sera, in sala conferenze della Rocca, il pennuto verrà presentato assieme ai 163 colleghi, tutti impagliati, che costituiscono parte del patrimonio faunistico del museo civico, frutto di donazioni di cittadini rivani, restaurato e ricatalogato dalla cooperativa Albatros per poter essere rimesso in mostra, anche per gli studiosi. Nel vecchio museo degli anni Cinquanta la sezione naturalistica rappresentava un momento importante del percorso espositivo, con una lunga parata di animali impagliati provenienti da donazioni. L’abitudine di donare al Museo dei pezzi ritenuti importanti per le collezioni, continuò fino al 1965, tanto che si giunse al considerevole numero di 164 pezzi. Ora Claudio Torboli, della cooperativa Albatros di Trento, ha appena terminato un intervento nato dalla necessità di garantire un’adeguata manutenzione degli animali, sottoposti all’aggressione di agenti batterici; inoltre si è voluta realizzare un’operazione di catalogazione scientifica, per dare ulteriore precisione alla documentazione alla luce delle più recenti revisioni tassonomiche. L’accesso alla collezione è offerto anche agli studiosi, che potranno consultare via web il catalogo degli animali. A fine lavoro, il risultato che emerge è di estremo interesse. Da un lato la collezione rispecchia una sensibilità culturale lontana dall’attuale. Gli animali nelle loro pose propongono l’idea di un museo naturalistico come una «wunderkammer», una «stanza delle meraviglie», com’era nella maggior parte delle collezioni dell’arco alpino, dove il visitatore era invitato a cogliere gli aspetti spettacolari dell’animale, quasi gli stereotipi associati ad esso. Oggi, con la nascita dei musei scientifici e soprattutto con una sensibilità diversa verso il mondo animale questa forma di collezionismo naturalistico avvicina forse meno il grande pubblico. Ma vi è un altro risultato di questa operazione. Gli animali conservati, soprattutto di volatili, restituiscono tracce certe di un territorio naturale ormai lontano, caratterizzato da un habitat tipicamente lacustre, con specie ormai rare come il voltolino e il porcigliorne e da ambienti umidi, canneti e fasce di vegetazione ripariale. Sicuramente, ne è sicuro indizio la collezione, l’Alto Garda si presentava con caratteristiche naturali diverse da quelle attuali che i mutamenti climatici e gli insediamenti antropici a ridosso delle rive del lago hanno eclissato.
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giovedì 13 novembre 2008

La battaglia da imitare contro i bocconi avvelenati.



Ufficio Stampa - Settore Salute del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali
Responsabile: D.ssa Annunziatella Gasparini
Tel.:06/59945289-5397 mail:ufficiostampa@sanita.it
Lungotevere Ripa,1- 00153 Roma



Comunicato stampa 10 novembre 2008
Ministero del Lavoro, della Salute
e delle Politiche Sociali
UFFICIO STAMPA





Martini: bocconi killer, giro di vite del Governo "Barbarie verso i cani e grave attentato alla salute pubblica, urgente stanare i responsabili"
In riferimento alla sempre più pressante necessità di contrastare la diffusione nell'ambiente di esche o bocconi contenenti sostanze nocive o veleni finalizzati all'uccisione di cani, e sovente utilizzati anche durante la stagione venatoria, il Sottosegretario alla Salute Francesca Martini ha oggi sottolineato il gravissimo danno che viene perpetrato attraverso questo reato penale nei confronti degli animali e dell'ambiente, oltre a rappresentare un vero attentato anche alla salute pubblica soprattutto per l'alto rischio a cui espone i bambini che dovessero entrare in contatto con esse.
A tal fine il Sottosegretario Martini ha tenuto oggi a Verona, presso la Provincia, un vertice con istituzioni pubbliche, associazionismo e Corpi dello Stato coinvolti nella tutela del territorio.
Il Sottosegretario ha dichiarato: "Ritengo necessario emanare in tempi brevissimi un'ordinanza che rafforzi il quadro normativo atto a tutelare la salute pubblica salvaguardando l'incolumità delle persone, degli animali e dell'ambiente dallo
spargimento di esche contenenti sostanze nocive o bocconi avvelenati. I capisaldi del provvedimento riguarderanno: l'obbligo da parte del padrone o del responsabile dell'animale nonché da parte delle pubbliche istituzioni in caso di fauna selvatica di denunciare l'avvelenamento o il rinvenimento delle esche; il pieno coinvolgimento della veterinaria e degli Istituti zoo-profilattici sperimentali ai fini dell'espletamento delle analisi sulle esche; l'obbligo di bonifica dell'area contaminata attraverso la sua delimitazione oltre a un giro di vite teso a un corretto utilizzo e catalogazione di sostanze purtroppo utilizzate a fine illegale.




Ufficio Stampa - Settore Salute del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali
Responsabile: D.ssa Annunziatella Gasparini
Tel.:06/59945289-5397 mail:ufficiostampa@sanita.it
Lungotevere Ripa,1- 00153 Roma


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Questo è ciò che dobbiamo raggiungere anche noi, con forza e fermezza, smettendo di fare leggi ad hoc per il Trentino che arrivano sempre troppo tardi. Come se noi fossimo un'isola felice...


Ringraziamo come sempre il Comitato veneto CONTRO I BOCCONI AVVELENATI. Continueremo ad appoggiarlo con i nostri piccoli contributi. Un grande esempio, il loro, di lavoro serio e determinato.

mercoledì 12 novembre 2008

Collaboriamo e diamo un aiuto a Nico (adottato auguri)


Nico è stato trovato vicino ad un bidone dell´immondizia in un paese della provincia di Caserta. Come potete vedere dalla foto non ha più gli occhi. Cosa è successo? Non lo sappiamo... l´abbiamo fatto visitare ed il vet. ha ipotizzato che la causa sia stata una forte rinotracheite. Ha ancora il raffreddore ma ciò potrebbe essere legato al fatto che è rimasto al freddo e sotto la pioggia per chissà quanto tempo. Adesso è nel giardino del ragazzo ma sta piovendo tanto ed è previsto un abbassamento della temperatura. Nelle sue condizioni non può vivere all´aperto perché non riesce ad orientarsi e rischia di bagnarsi tanto. Nico ha circa 4 mesi ed è abituato all´uomo. E´ urgente trovare un´adozione o anche un affido temporaneo.

E' un´emergenza.

Lo portiamo in tutta Italia.

Per contatti> Nadia> nadiau@alice.it> 3204394402


Talvolta ci capita di collaborare con altre realtà italiane che si occupano di animali. Questo è un esempio. Cerchiamo di dare una mano!

lunedì 10 novembre 2008

cacciatori&cacciatori

TRENTINO
8 NOVEMBRE 2008

Aquila reale impallinata nel tennese

TENNO (TN). Impallinata. Per quasi tutta la giornata di ieri s’è pensato che lo stupendo esemplare di aquila reale - uno dei diversi che vivono in zona - rimasta intrappolato tra le spine e recuperato ieri mattina a Canale di Tenno fosse rimasto vittima di un incidente nel corso di una sua battuta di caccia. Invece, gli esami radiografici cui la regina dei cieli è stata sottoposta presso il Centro di Recupero della Lipu, a Trento, hanno rivelato che il maestoso volatile era stato impallinato da qualche imbecille. A trovare l’animale, verso le 9 di ieri, era stato il cane di una signora che per caso si trovava a passeggiare su una stradina della frazione tennese. L’abbaiare dell’animale aveva rivelato la presenza dell’aquila, bloccata in un roveto ai bordi di un piccolo corso d’acqua. Poco lontani i resti di una gallina morta, ghermita dal predatore alato nel vicino pollaio di Gilberto Bonomi. Immediato è scattato l’allarme e il dottor Alessandro de Guelmi, veterinario dell’Azienda Sanitaria, è salito a Canale. Viva, spaventata, completamente fradicia per la notte passata sotto la pioggia e in evidente stato di ipotermia, l’aquila è stata recuperata da due vigili del fuoco di Tenno - Antonino Leoni e Mario Sbarberi - e quindi affidata al medico che in ambulatorio l’ha asciugata, riscaldata e rifocillata. «È un esemplare stupendo, nato durante l’ultimo anno - spiega il veterinario, comprensibilmente contrariato - ed era molto affamato. In casi simili, una volta ristabilita l’aquila viene rimessa subito in libertà, ma i tentativi di liberarla compiuti dalle Guardie Forestali, che l’avevano condotta in località Mandrea, si sono rivelati inutili». Di volare, il grande rapace proprio non ne ha voluto sapere. E così, è stato affidato ai volontari della Lipu che in serata hanno svelato la causa di tutti i problemi: nell’animale c’erano diversi pallini calibro 12. Si salverà? «Il fatto che avesse molto appetito è un buon segnale - conclude de Guelmi - ma non dimentichiamo che sempre di pallini si tratta». Superfluo ogni commento.
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TRENTINO
8 NOVEMBRE 2008

Gatta morta a Tres: è stata impallinata

TRES (TN). Non è stato un pallino che l’ha colpita per caso ad ucciderla. Nel corpo di Mina, una gatta nera dal pelo lungo adottata circa due anni fa da una famiglia di Tres, il veterinario ha trovato tanti pallini come se, chi ha sparato, avesse mirato verso di lei. L’animale è stato ucciso giovedì pomeriggio a Tres e questa mattina la sua proprietaria farà denuncia ai carabinieri. Un altro animale morto per mano di un uomo. La cronaca è purtroppo ricca di notizie di questo genere. Il nuovo allarme arriva da Tres. Mina era stata adottata da una famiglia del paese un paio di anni fa. Era una trovatella. Una signora l’aveva scoperta davanti alla sua porta e l’aveva portata a dei conoscenti che avevano perso da poco un altro gatto, investito da un’auto. Da quel momento Mina era diventata parte integrante della famiglia. Aveva anche aiutato, a modo suo, a cercare di superare il trauma della morte di un figlio. Di giorni girava fra i meli, la sera tornava sempre a casa per farsi fare accarezzare e dormire. A quanto pare non aveva mai dato fastidio a nessuno, nessuno si era lamentato di lei. Poi lo sparo. Il colpo è stato sentito nitidamente dalla padrona della gatta che uscita, non aveva visto nessuno se non un uomo che andava verso la sua abitazione. La donna ha iniziato a chiamare Mina ma, diversamente dalle altre volte, la gatta non le era andata incontro. Era troppo tardi per cercarla e la signora lo ha fatto il giorno dopo l’ha trovata su un melo, a nemmeno cento metri da casa. Era immobile, morta. Mina è stata portata dal veterinario a Mezzolombardo e si è così scoperto che era piena di pallini, pallini che l’aveva uccisa. Chi ha sparato difficilmente poteva averla scambiata per un altro animale e lo ha fatto in paese, fra le case.

Da IL GRUPPO BAIRO Onlus


mercoledì 5 novembre 2008

Perchè se la prende?! Ci sono cose più gravi nella vita...(parte 1#)

Quando abbiamo aperto questo blog, ci siamo ritrovati a parlare di cose fosse giusto o meno pubblicare in queste pagine. Talvolta guardandolo mi rendo conto che l'atmosfera che sembra essere ritratta, è quella di un Trentino fortunato, piacevolmente animalista e ambientalista. Niente a che vedere insomma con altre situazioni in Italia.
La realtà però non è questa.
Mentre il benessere (quello umano) è sicuramente più diffuso che in altre regioni, il rapporto dei trentini con il mondo animale è invece pieno di contraddizioni. E ancora una volta riesco ad essere diplomatica... Molti sono stati i casi, scoperti dai miei appassionati colleghi, di animali pesantemente maltrattati negli allevamenti. Molti i casi di abbandoni e violenze su animali domestici. Diffuso purtroppo un senso di indifferenza nei confronti delle sofferenze o del benessere degli animali. Diffusissimo l'uso di bocconi avvelenati per ripicche personali, per vendette, per macabri divertimenti personali...
Ciò che riusciamo a raccogliere è in realtà sempre una minima parte di quello che succede realmente.
Quante volte ho sentito queste frasi: "non ne vale la pena prendersela troppo, sono animali", " mi dispiace, ma adesso ho altro a cui pensare", " perché se la prende...ci sono cose più gravi nella vita..."
A tutte queste persone chiedo cosa fanno loro per migliorare questa vita...

Serata con il Consigliere Bombarda

GIOVEDI' 6 Novembre al Bocciodromo di Borgo Valsugana, Oipa Sezione Trento e provincia incontrerà il consigliere provinciale e regionale Roberto Bombarda dei "Verdi e Democratici del Trentino". Appuntamento per chi volesse partecipare alle ore 18:00.

lunedì 3 novembre 2008

La presenza delle nutrie diventa un problema anche nell'alto Garda.

TRENTINO
31 OTTOBRE 2008

Sterminare le nutrie: scelta assurda

ALTO GARDA. «Non credo che vogliano risolvere davvero il problema. Credo piuttosto che abbiano solo voglia di mettere mano ai fucili per sparare a quelle povere bestiole». Cacciatore pentito, animalista convinto e realizzatore di splendidi filmati naturalistici, Andrea Frapporti non ha alcuna intenzione di abbassare bandiera bianca di fronte a chi - in questo caso si tratta del Comitato Faunisitico provinciale - propone la “soluzione finale” per la numerosa comunità di nutrie insediatasi in questi ultimi anni sulle rive del lago di Garda e lungo quelle del fiume Sarca. «È vero che non si tratta di specie autoctone - spiega Frapporti - ma non mi sembra un motivo sufficiente per fare una strage di queste povere bestiole. Anche perché non solo sono praticamente invisibili, tanto che sfido chiunque a cercare di localizzarne una, ma soprattutto perché, nutrendosi di alghe ed erbe, compiono un’importante opera di pulizia delle acque». Frapporti nega in maniera categorica anche che le nutrie possano essere dannose per gli argini dei corsi d’acqua, per le coltivazioni o per l’avifauna. «Alla diga di Mori - continua - alcune coppie sono stanziali da anni e non hanno mai creato alcun problema. È vero, sono golosi di barbabietole, ma se qualcuno deve lamentarsi sono i coltivatori del mantovano, non certo i trentini. Per quanto riguarda gli argini, mi risulta davvero difficile che le loro poche tane possano creare pericoli. Anche perché, almeno per quanto riguarda il Sarca, gran parte delle sponde sono cementificate». Per Frapporti, insomma, la guerra totale ai simpatici roditori originari del Sudamerica, arrivati in Europa e in Italia come animali da pelliccia, non trova alcuna giustificazione plausibile. Oltre al fatto che sarebbe anche inutile. «Ogni coppia - conclude - occupa un territorio ben determinato e se venisse eliminata lascerebbe spazio ad altri esemplari, che prenderebbero subito possesso del territorio rimasto libero. E poi, esiste già la selezione naturale garantita dai predatori. Sì, perché chi dice che non hanno predatori afferma il falso: aquila reale, falco e volpe predano le nutrie, mantenendo il loro numero costante. Non c’è alcuna necessità di abbatterle, dunque».