TRENTINO
15 NOVEMBRE 2008
Rapaci impallinati, è emergenza
Chiara Girardi
TRENTO. L’aquila reale impallinata a Canale di Tenno non ce l’ha fatta. Trovata ferita il 7 novembre, è morta nel fine settimana nel Centro di Recupero Avifauna selvatica regionale a Trento. Abbiamo parlato con Sergio Merz, responsabile del Centro, dal 2007 in località San Rocco di Villazzano, per commentare la vicenda. Sono frequenti i rapaci impallinati da cacciatori? Sì. In questo periodo c’è una vera e propria emergenza. A volte invece si feriscono sbattendo da qualche parte ma spesso nel corso della radiografia si vede che sono stati anche impallinati. Come si soccorre un uccello ferito? Dipende dalla specie, ma in generale si devono mettere in una scatola con dei fori per l’aria. Non si deve assolutamente somministrare loro nulla, nessun tipo di cibo visto che non se ne conosce il problema. Il passo successivo è chiamare il Cras (0461 931481; cell. 3402491886; 3402424237, attivo dalle 08 alle 20 ogni giorno) oppure i forestali. Cosa si deve fare se si incontra un piccolo che vola male? Il 50% dei nidiacei andavano lasciati dov’erano. Siccome non sono ancora in grado di volare bene, sono alimentati a terra dai genitori. Devono essere raccolti solo se sono davvero in pericolo, ad esempio se sono su una strada. Dei rapaci notturni spesso siamo in grado di ritrovare i nidi e li riportiamo lì. Gli altri invece li dobbiamo allevare. Come vengono curati gli uccelli al Cras? Vengono subito portati dal veterinario che, dopo le radiografie, fa la diagnosi e prescrive la terapia. Gli animali vengono quindi portati al Centro di Recupero. In base alle menomazioni, alle ferite o alle fratture, somministriamo gli antibiotici e i medicinali prescritti o li teniamo in uno spazio ristretto se hanno fratture da consolidare. Dopo la permanenza, di durata variabile, nella stanza di degenza, è il momento della stanza di riabilitazione al volo. Qui i volatili restano una settimana nel tunnel di volo, di 24 metri di lunghezza e 3,5 di larghezza. E’ uno dei tunnel più grandi d’Italia ed è ideale per riabilitare anche aquile e rapaci. In quale percentuale e dove vengono liberati gli uccelli? Dei 400 uccelli che ospitiamo all’anno, il 45-50% viene liberato. Gli altri, soggetti non recuperati, sono utilizzati nelle attività didattiche. Alcuni invece muoiono o vengono soppressi tramite l’eutanasia. Le specie sedentarie vengono liberate nel luogo del ritrovamento, soprattutto nel periodo dell’accoppiamento perché potrebbero far parte di una coppia e lì vicino potrebbe esserci un nido e dei piccoli. Gli esemplari giovani invece possono essere liberati anche lontano dal luogo del ritrovamento. Organizzate laboratori didattici? Sì, momenti di educazione ambientale e di etologia ma non si vedono gli animali. Per vedere gli animali bisogna andare allo zoo! Noi prediligiamo il benessere degli animali e non li vogliamo stressare troppo. Per questo non facciamo molta pubblicità al Centro e non vogliamo riprese televisive, se non al momento della liberazione. Tornando all’aquila impallinata... C’è stato tanto clamore ma iniziative legislative zero. Non si può accettare che venga impallinato un esemplare di una specie protetta e non succeda nulla. Come Lipu proporremo di chiudere la caccia dove si verificano grandi episodi di bracconaggio. C’è una specie di omertà. I cacciatori sanno chi sono i responsabili e tacciono. Dovrebbero invece isolare queste mele marce.
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